IL RACCONTO DELLA MONTAGNA | ||
Ho sognato ancora la montagna, la scorsa notte. Magnifica, nelle sue storie di boschi in cui nidifica la serpe e il lupo pietrifica le parole. Quasi rapita dall'ossessiva e querula voce d'un flauto, danzavo con le mie ancelle sino alla cima. E su quella distesa color della cenere, tra le pietre vestite di notte, avvertivo il richiamo della roccia. Mi confondevo con la roccia. Con i suoi penetrali. E tutto era danza e panico inebriarci di bellezza. E cenere. Tutto era cenere. Come la piana che si rinserrava sulle nostre caviglie, divenute sassi e ciottoli montani. Quinzia scriveva e il silenzio regnava nel suo cubicolo immerso nel mattino. La vita non s'era ancora ridestata nella domus e così la giovinetta poteva godersi il quieto fragore dei suoi pensieri e delle sue melancolie ottobrine. Le nozze che l'attendevano a giorni avevano il gusto acidulo del garum (1), senza serbarne l'essenza odorosa di mare. |
||
* |
||
Fannio era rimasto a guardare Quinzia mentre leggeva, attorniata dalle ancelle. Non s'era fatto annunciare. Non aveva voluto turbare quel momento, per carpirne, come un ladro, la bellezza. |
||
__________________ | ||
(1) Salsa fatta di interiora di pesce, molto usata nell'antica Roma |
Get More Free CSS Templates By DreamTemplate