In”Lena”, Palumbo ha trasformato quella capacità (n.d.a. la capacità di accostamento tra presente e passato) in processo straniante, lasciando (ed è molto bello l’effetto) quasi continuamente sulla scena (su cui si svolge il dramma d’una madre, lasciata sola ad allevare-educare figlie, che giungono alla stagione dei primi amori e delle prime relazioni sociali con i rischi inerenti in essi) il vecchio padre, che quasi estraneo ai drammi di madre e figlie, è lontano nel tempo, chiuso nell’”abbagliante splendore”, direbbe Prévert, del suo amore, che fu reso definitivo dal matrimonio celebrato in un’indelebile giornata di pioggia (Antonio Balsamo)
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