Tempus fugit, sembra suggerire Gianni Antonio Palumbo, che nei colti richiami classicheggianti della sua poetica lamenta il rischio del divorzio (irreversibile?) dall’amore arcadico, non appesantito dall’ipoteca di un bieco moralismo ("Desaparecida Arcadia"). Come nell’alternarsi di luce e ombra, anche il presente sembra efficacemente rappresentato nel Congedo dell’Autore nel poemetto "L’asfalto e la grazia", laddove la notte scende “col suo argento di stracci”. (Alessandro Lattarulo, prefatore del volume)
ANTOLOGIA POETICA "LIBRANDO L'ANIMA" (Wip edizioni, 2013)
I testi di Gianni Antonio Palumbo (Molfetta, 1978) sono perle incastonate nella raccolta antologica. I riferimenti colti, le estetiche, la creatività dirompente denotano studio e profondità di pensiero. La parola, musicale e dispettosa, s’incastra disinvolta nei versi. Si percepisce un gusto linguistico che è gioco e analisi. L’inno alla luce non nasconde le “malinconie” di chi cerca “la via / che conduce al domani”. L’armonia creativa produce composizioni fluide e avvincenti come “Annaluna”. Il poeta avverte che ci si può intossicare di letteratura e volare giù senza grazia. L’obiettivo è di bere la luce, dare “luna alla luna / pioggia alla pioggia”, senza bandire il quotidiano. (Anna Santoliquido, in "Le reti di Dedalus")